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COME PRODURRE ?

 

 

E’ la seconda scelta che l’imprenditore deve compiere.

E’ una decisione consequenziale a cosa produrre che permette di raggiungere gli obiettivi quantitativi e qualitatitivi al minore costo, cioè individuando il maggiore reddito netto aziendale per l’imprenditore agricolo.

Questa scelta contempla aspetti di natura economica (scelta di eseguire le lavorazioni direttamente o di ricorrere a contoterzisti) e di natura tecnica (scelta del tipo di concime da utilizzare, tipo di semente, volumi di adacquamento ideali, scelta del momento ottimale per la raccolta del prodotto).

Per ogni percorso produttivo individuato, occorre impostare un apposito conto colturale con i relativi costi; il sistema produttivo a cui corrisponde il minore costo a parità di quantità e qualità produttiva (massimo reddito netto) è quello ottimale.

La terza ed ultima scelta che l’imprenditore agricolo deve compiere prima di dare avvio alla produzione, è di individuare quanto produrre,  ovvero definire il livello produttivo aziendale.

Questa scelta è vincolata al fattore terra, nel senso che la dimensione aziendale definisce gli ambiti produttivi nel complesso. La scelta in oggetto, tuttavia, si riferisce a come ripartire, tra diverse colture, il complesso della S.A.U. (superficie agricola utile, cioè il solo terreno aziendale suscettibile di coltivazione proficua).

Considerate il complesso dei terreni agronomicamente utili e individuate le colture da attuare e le metodologie di lavoro più vantaggiose in termini economici, occorre stabilire la quantità ottimale di produzione complessiva ottenibile dall’ordinamento colturale aziendale, con riferimento alle diverse coltivazioni praticole. I

Questi fattori condizionano la scelta:

-Vincoli aziendali. Ogni azienda è dotata di un parco macchine agricole e di una struttura in fabbricati (capannoni, magazzini, silos, cantina, oleifici) aventi determinate dimensioni e capacità di trasformazione. E’ ovvio che l’investimento colturale deve tener conto anche delle capacità aziendali di asservimento colturale ed immagazzinamento dei prodotti ottenuti (ad esempio, la produzione cerealicola deve essere proporzionata alla capacità di immagazzinamento dei silos e dei magazzini; la produzione a vite aziendale sarà proporzionata alla capacità di trasformazione della cantina e all’esperienza del vinificatore, ecc.).

-Vincoli economici. Esistono anche dei criteri di economicità che definiscono il livello produttivo di una determinata coltura. Infatti, se consideriamo una singola coltura e immaginiamo di disporre di una superficie crescente ad essa dedicata, notiamo che fino ad un determinato livello produttivo (e quindi di superficie investita) il reddito dell’imprenditore aumenta. Oltre un determinato limite produttivo, il reddito, dapprima, si stabilizza e, successivamente, inizia a decrescere. Questo fenomeno, ben noto nell’economia agraria e che definisce il “livello ottimale di produzione”, trae origine dal fatto che una volta superata la quantità ottimale di prodotto ottenuto in azienda, i costi di gestione, per quella determinata coltivazione, crescono più che proporzionalmente, oltre al fatto di non potere più rispettare i tempi fisiologici determinanti per una buona qualità del prodotto ( ad esempio non si riuscirabbe più a rispettare il calendario di semina e di raccolta, non si riuscirebbe ad avere un’oculata gestione delle lavorazioni, delle vendite ecc.). Ecco quindi, come la scelta della guista quantità da produrre assume una fondamentale importanza per l’economia aziendale.

-Vincoli commerciali. Un altro aspetto da  considerare per definire il livello produttivo ottimale dell’azienda è costituito dal fattore commerciale, ossia degli sbocchi di mercato ai quali l’imprenditore può accedere, al fine di avviare il prodotto alla vendita. E’ chiaro che se l’azienda è inserita in un contesto commerciale molto vario, avrà maggiore interesse a produrre quel determinato prodotto, in modo da garantire diverse combinazioni di vendita. Ad esempio per una determinata area viticola, la presenza di una cantina sociale, di una industria di trasfomazione, o di industrie imbottigliatrici offre buone opportunità di vendita del prodotto da trasformare, sia come uva, sia come vino da vendere alla rinfusa, sia confezionato in bottiglia. Analogamente, la presenza di industrie di trasformazione di altro tipo (trasformazione di patate, zuccherifici, caseifici), agevola le condizioni di vendita del prodotto da parte del produttore, permettendogli di realizzare il massimo tornaconto di fronte alle fluttuazioni dei prodotti di mercato

-Vincoli agronomici. Al fine di praticare una razionale  tecnica di coltivazione aziendale, l’operatore agricolo deve individuare un “piano delle cotivazioni”, cioè individuare gli appezzamenti di terreno che dovranno ospitare le diverse colture praticate. Tali appezzamenti, però, non dovranno ospitare sempre la medesima coltura, in quanto le coltivazioni devono “ruotare” (da cui deriva il termine di “rotazione colturale”) su tutti i terreni al fine di assicurare nel tempo l’adeguata dotazione chimica, strutturale, tessiturale e biologica del suolo.    Ogni anno si ripartiscono sulla superficie aziendale totale le diverse colture secondo i criteri agronomici della razionale rotazione colturale assegnando, nel contempo, le superfici di ogni coltivazione e quindi i livelli quantitativi.

 

Indice 

PREMESSA

1.L’IMPRENDITORE AGRICOLO

2. I FATTORI DELLA PRODUZIONE

3. LE SCELTE DELL’ IMPRENDITORE

3.1 COSA  PRODURRE

3.2 COME PRODURRE

3.3 QUANTO PRODURRE

4. IL BILANCIO DELL’AZIENDA AGRARIA

4.1 IL BILANCIO DELL’AZIENDA AGRARIA

5. CONSIGLI PRATICI

5.1 ALCUNI CONSIGLI PRATICI

5.2 ALCUNI CONSIGLI PRATICI

5.3 ALCUNI CONSIGLI PRATICI

5.4 ALCUNI CONSIGLI PRATICI

5.5 ALCUNI CONSIGLI PRATICI

6. OPPORTUNITA’ DI FINANZIAMENTO

 

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