l problema è serio. Secondo le stime dell’Ocse la merce contraffatta raggiunge il 7-10% del commercio mondiale, con un business da 450 miliardi di dollari e un fatturato in crescita del 1.600% negli ultimi dieci anni, determinando nello stesso periodo una perdita di 270 mila posti di lavoro, di cui 125 mila nella sola Ue.
In Italia e in Umbria si stima che il falso interessi il 60% del settore moda, con pericolosi collegamenti con l’economia criminale, stimando un aumento del nero (dati Ocse) del 27% del pil, un 10% in più della stima Istat.
Il governo aveva soppresso l’alto commissario per la lotta alla contraffazione per «affidare direttamente all’amministrazione», come scriveva a inizio agosto il ministro Scajola ai rappresentanti dei tavoli permanenti per la lotta alla contraffazione, «il compito di rendere efficace il contrasto al fenomeno».
Una scelta che, «lungi dall’indebolire la capacità di risposta», proseguiva il ministro, «dovrà rendere la lotta alla contraffazione direttamente connessa e congruente alle politiche di sostegno allo sviluppo e alla competitività», continuando a lavorare insieme.
Consapevole di quanto il settore privato «sia essenziale per la messa a punto di misure efficaci», Scajola proponeva l’istituzione di un Consiglio nazionale anticontraffazione. Una scelta che si accompagna all’entrata in vigore, nelle prossime settimane, di alcune misure proposte dai tavoli, come l’inasprimento delle norme penali e l’introduzione di sanzioni amministrative più basse, proprio per favorirne l’applicazione a tappeto. «Decisioni», commenta Franceschini, «che confortano chi, come CNA, è attiva da sempre sul fronte della lotta alla contraffazione».
In particolare CNA Federmoda programma una periodica serie d’iniziative con il coinvolgimento della guardia di finanza per mantenere monitorato il fenomeno e diffondere i dati. Ancora: svolge attività di informazione in merito alla problematica sia verso i media sia verso l’opinione pubblica attraverso convegni e pubblicazioni.
Particolare attenzione è rivolta, inoltre, al rapporto con il mondo delle associazioni dei consumatori, che sono costantemente invitate a confronti nel merito. «Svolgiamo inoltre», prosegue Franceschini, «periodici incontri presso le scuole italiane per dare agli studenti informazioni sul fenomeno e sulle sue implicazioni.
E questo a nostro avviso uno dei punti nevralgici dell’azione che deve essere condotta: partire dai giovani per coinvolgerli e sensibilizzarli al tema. L’acquisto di merci contraffatte non deve essere considerato un gioco o un mezzo per costruirsi un’immagine. Si deve far cultura su questo versante, i giovani devono capire e prendere consapevolezza di ciò che si muove dietro alla contraffazione».
I giovani, aggiunge Franceschini, devono «acquisire cultura della qualità, del valore intrinseco di un buon prodotto, del valore aggiunto dato dal saper fare». Un’importante occasione di sensibilizzazione in questo senso è stato il convegno dello scorso 20 luglio nell’ambito di Riccione Moda Italia, che ha visto la partecipazione dei maggiori protagonisti di questa comune battaglia.
Fonte Cna.it