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La piccola impresa innova anche a vantaggio del committente
“Anche le piccole imprese, malgrado la mancanza di fondi a loro destinati, sono molto impegnate in un processo di continua ricerca e di sperimentazione interna”. E’ quanto è stato messo in luce da una ricerca commissionata da Confartigianato al Censis, presentata questa mattina nella sede della Confederazione.
"Le scoperte emerse dall’indagine, dall’emblematico titolo: “Fare innovazione senza Ricerca” sono – ha spiegato il segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli - di primaria importanza per il mondo dell’artigianato. "
“Persi i vantaggi relativi alla competitività del prezzo del prodotto e del costo del lavoro, le piccole imprese artigiane - ha rilevato Fumagalli - hanno compreso di dover lavorare su qualità, ricerca e innovazione. Ma lo hanno fatto attraverso proprie sperimentazioni senza l’aiuto della ricerca pubblica.”
“L’indagine- ha sottolineato il presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini - colma il gap conoscitivo sui piccoli e dinamici campioni dell’innovazione che ogni giorno, con una costante attività di sperimentazione e di invenzione, contribuiscono a migliorare la competitività dei prodotti italiani. A conferma del fatto che sul mercato vince la qualità delle imprese e non la loro dimensione. Voglio ricordare- ha concluso Guerrini – che è grazie all’iniziativa e alla capacità innovativa di alcuni piccoli imprenditori se settori del nostro paese come tessile, abbigliamento e calzaturiero sono riusciti ad uscire fuori da momenti critici”.
Decisamente rilevanti i numeri emersi dall’indagine. Soprattutto dal punto di vista dell’investimento: la grande maggioranza delle piccole imprese, leader d’innovazione, svolge attività di ricerca, sperimentazione, prototipazione al proprio interno dedicandovi il 13 % del monte delle ore lavorate e un investimento totale di circa 1,8 miliardi di euro l’anno.
“Il costo di questa ricerca – ha spiegato Giuseppe Roma, direttore del Censis - che come si evince è rilevantissimo - non è visibile nei bilanci delle aziende per la difficoltà di contabilizzarlo e non è ufficializzabile nelle statistiche nazionali, ma – ha assicurato - ammonta a circa il 19% delle spese aziendali e stimato sull’intero universo, porta a 1,8 miliardi di euro l’investimento”.
Il 70% delle innovazione introdotte- ha continuato Roma- si traduce per le aziende in un vantaggio competitivo sul mercato, mentre nel 30% dei casi in un allineamento agli standard delle altre imprese. La quasi totalità delle imprese (91%) che lavorano in sub- fornitura, partecipano attivamente all’innovazione delle committenti: nella maggior parte dei casi (38%) collaborando all’individuazione di soluzione innovative rispetto al prodotto finale, nel 31,6 % propongono spontaneamente all’azienda committente prodotti o materiali ad alto valore innovativo, nel 15,2% individuano le soluzioni richieste dai committenti e infine nel 6,3% trasferiscono macchinari e tecnologie che l’azienda committente non conosceva.
“E’ giusto riconoscere - ha concluso Giuseppe Roma – la rilevanza del fenomeno sostenendo la ricerca delle piccole imprese che però- ha concluso- non può essere burocratizzata.
“I risultati che scaturiscono dall’indagine circa la forte propensione delle piccole imprese all’innovazione – ha concluso Fumagalli- dovrebbero orientare anche gli interventi di politica economica finora pensati senza conoscere la realtà del nostro sistema imprenditoriale e le potenzialità dei piccoli imprenditori”.
“ L’indagine, realizzata dal Censis ma con il sostegno e le forze di Confartigianato”- ha spiegato Fumagalli - rappresenta l’avvio di un percorso che intendiamo continuare. Fonte: italiannetwork.it
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