Ricerca personalizzata
 
       Il Commerciale.com
Idee Commerciali, Venditori, Marketing e Franchising
  Home
  Idee Commerciali
  Annunci
Annunci Commerciali Gratuiti
  Negozio
  Forum
  Contatti
 
 
 
mENU'  
  Figure Commerciali
  Impresa
  Avviare un Business
  Idee Commerciali
  Franchising
  Marketing
Breaking News
 » Impresa & Business
» Internet
» Franchising
» Marketing
» Curiosità Economiche
Moduli Pronti
Collabora con Noi
  Forum
  Siti Amici
Downloads
  Contatti
  Chi Siamo
  ::| glossario
Dizionario  dei Termini Economici
 
  ::| meteo
 
  ::| Sponsored By
۰
۰
۰
 
 
 

 

Imprese italiane e revisione dei conti

Dal primo gennaio 2004, data dell’entrata in vigore delle nuove norme in materia, è sorta la possibilità anche per le società per azioni non quotate senza presupposti normativi di carattere obbligatorio di affidare il controllo contabile non solo al collegio sindacale, scelta ancora preferita, ma anche al revisore esterno o al revisore unico.

Ma quali sono le caratteristiche delle società che si affidano al revisore esterno? Tra quelle obbligate, prevalgono le società industriali e holding di partecipazione (66%) appartenenti ad una pluralità di settori, tendenzialmente unipersonali da un punto di vista della struttura proprietaria e un fatturato mediano di 41 milioni di euro; per quanto riguarda le società con affidamento volontario del controllo contabile al revisore esterno, queste hanno una struttura proprietaria meno concentrata e un fatturato mediano di poco meno di 10 milioni di euro.

Il motivo della scelta del revisore esterno è, per le prime, soprattutto l’obbligo di redazione del bilancio consolidato come gruppo (poco più del 60%) mentre per le seconde, l’appartenenza a gruppi quotati o meno, ma l’esonero dall’obbligo per normativa Consob o per estraneità all’area di consolidamento per più dell’80% del campione.

Le società con affidamento del controllo contabile al revisore esterno in modo “davvero volontario” ovvero senza presupposti normativi collaterali sono piuttosto poche.

Per quanto riguarda i costi complessivi del sistema dei controlli in proporzione al fatturato questo è dello 0,92% per società industriali ed holding, del 2,09% per le società che volontariamente si affidano al revisore esterno. Questa differenza rilevante è dovuta sostanzialmente a un fattore dimensionale che fa registrare rilevanti economie di scala per il primo campione. Il costo percentuale del Collegio Sindacale e del revisore esterno è circa un quinto delle percentuali sopra rappresentate. Il Collegio Sindacale e la società di revisione fornirebbero pertanto un buon servizio a un costo relativamente modesto. In un mercato della revisione contabile che in Italia assume caratteristiche oligopolistiche con circa l’85% degli incarichi, sia per numero sia per peso economico, concentrati in cinque soli soggetti.

La seconda parte dell'indagine si è concentrata sulla percezione delle imprese.

Quasi tutte le società dichiarano rapporti stabili di cooperazione contabile tra il revisore esterno e il proprio collegio sindacale. Nonostante la maggioranza delle società del campione, soprattutto le società volontarie (85%), dichiarino di aver sopportato nell’ultimo decennio aumenti dei costi per i controlli contabili di circa il 50% (come valore mediano), ben più della metà del campione che ha risposto al questionario è favorevole al mantenimento del collegio sindacale perché aumenta l’efficacia dei controlli.

Tra le motivazioni che spingono le società ad affidare volontariamente il controllo contabile ad un revisore esterno prevalgono quelle relative a una maggiore garanzia per soci e amministratori, quelle relative alla facilitazione dei rapporti con banche e finanziatori e con peso minore la scelta deve essere imputata alla prospettiva di una futura quotazione in Borsa.

Gli errori contabili e gestionali più frequenti riguardano la errata valutazione del magazzino, dei crediti o delle prospettive di mercato, l’appostazione di inadeguati “fondi rischi” e la carenza di riorganizzazione produttiva. E tra i difetti che le imprese rimproverano alla legislazione in materia di controlli interni, emerge soprattutto la formalità degli adempimenti, seguita dalla sovrapposizione di competenze e dalle eccessive sanzioni penali.

Questi i dati che emergono dall'indagine “Controllo contabile e sistema dei controlli interni nelle società per azioni in Italia: un’indagine empirica” promossa dall’Osservatorio sulla riforma del diritto societario della Camera di commercio di Milano tramite il Dipartimento di Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, presentata oggi in Camera di commercio di Milano nel corso del Convegno “Il sistema dei controlli societari: una riforma incompiuta?”.

L’indagine riguarda un campione di 420 società per azioni milanesi, di cui 405 non quotate e 15 quotate, che hanno affidato in modo obbligatorio o volontario il controllo contabile al revisore esterno e di 96 società che lo hanno affidato al Collegio Sindacale. L’indagine è basata sull’esame di dati di bilancio 2004 e sulle risposte ad un questionario somministrato alle società nel 2007.

“Due sole osservazioni – ha commentato Bruno Ermolli, presidente dell’Osservatorio sulla Riforma del Diritto Societario della Camera di commercio di Milano –. La prima consiste nella ricerca di un punto di equilibrio tra controlli efficaci e necessità di snellezza operativa, la seconda riguarda l’efficacia del sistema. Il rischio è quello di generare sovrapposizioni e duplicazioni”.

Fonte: cameradicommercio.it 

 

 
::| Annunci pubblicitari