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Le imprese venete rallentano la corsa
Meno crescita e più stabilità. Ovvero, a Nordest, lo sviluppo rallenta ma all’interno di un orizzonte che continua a rimanere positivo. L’analisi congiunturale della Fondazione Nord Est sul primo semestre 2007, e le previsioni per fine anno, evidenziano come il processo di trasformazione del tessuto economico di Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia non sia affatto ultimato. E coinvolge ancora, in larga parte, le piccole imprese (10-19 addetti) delle tre regioni.
«Siamo in una situazione di crescita rallentata - ha spiegato Daniele Marini, direttore scientifico della Fondazione Nord Est che ha realizzato la ricerca per conto della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo - ma all’interno di un quadro che è ancora positivo». La rilevazione se da un lato mostra una lieve frenata nella crescita rispetto al primo semestre 2006 per la produzione e il fatturato, dall’altra evidenzia che i dati sono comunque in aumento per 40% degli imprenditori (ovvero per un’impresa su dieci). Non è quindi crisi, come nel primo quinquennio del 2000, ma produzione e fatturato, rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno, fanno segnare una riduzione pari a circa il 10%. Di contro le vendite all’estero hanno fatto registrare, sempre se confrontate con il periodo gennaio-giugno 2006, una crescita, anche se minima, di un punto percentuale.
Su un piano dimensionale, sono le piccole imprese (10-19 addetti) a esprimere una maggiore stabilità, mentre per le medie e grandi imprese gli indici sono in crescita. Per quanto riguarda le regioni analizzate, il calo più consistente nelle indicazioni di crescita riguarda il Trentino-Alto Adige, mentre più positivo è il Friuli-Venezia Giulia (42,9%). Sul fronte occupazionale, oltre il 56% del campione condivide la scelta di mantenere costanti gli organici aziendali. Tre i 20 e i 49 addetti e oltre i cento, comunque, il 35% delle aziende ha aumentato i propri addetti.
Si conferma la buona propensione all’export del Nordest, visto che le imprese esportatrici sono il 43,2%, con una buona capacità di penetrazione sui mercati esteri. Anche se pure su questo fronte sono necessari dei distinguo: solo il 5,4% delle vendite registrate negli ultimi 12 mesi è arrivata nei mercati extra Ue. In sintesi il rapporto evidenzia come la domanda interna tiene, mentre è in crescita la domanda estera. Per quanto riguarda i prezzi alla produzione, c’è ancora una certa tensione visti gli aumenti delle materie prime e il rapporto di cambio dollaro-euro. «Ed è questo, in particolare, l’aspetto che più preoccupa» sottolinea Francesco Peghin, presidente di Unindustria Padova.
Le previsioni per il secondo semestre dell’anno sono sotto il segno di una certa cautela, specie per gli ordini, ma sempre all’interno di un certo ottimismo e con l’indicatore relativo agli investimenti in crescita. Produzione e fatturato sono previsti in crescita, rispettivamente, dal 40,4 e dal 41,8% degli imprenditori interpellati. E il minor ottimismo è legato principalmente alle attese espresse dalle imprese più piccole. Ovvero a quelle più esposte al clima di sfiducia legato alla situazione internazionale ma anche, come hanno sottolineato i rappresentanti delle categorie economiche padovane, alle scelte dell’attuale esecutivo in tema di fisco e sviluppo.
«Anche dal nostro osservatorio - ha aggiunto il direttore generale di Cariparo, Rinaldo Panzarini - emerge come, pur in un contesto di crescita, vi sia un rallentamento dello sviluppo. Non dobbiamo dimenticare, però, come nel primo semestre Cariparo ha fatto registrare una crescita del 3% degli impieghi a fronte di una qualità del credito che migliora. Questo significa che la situazione patrimoniale delle imprese evolve in positivo, segno che il sistema produttivo è solido».
Servono comunque, ha concluso Peghin, «infrastrutture, tagli alla spesa improduttiva e investimenti. Serve un fisco più in linea con l’Europa. Ogni euro di maggior gettito o di recupero dell’evasione sia destinato alla riduzione del carico fiscale». Il presidente degli industriali padovani ha lanciato, inoltre, un appello affinché non venga modificato in Parlamento l’accordo raggiunto sul Welfare
Fonte: Espresso.repubblica.it
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